ABITO, per un'ontologia del femminile: il primo mese insieme
- ioabitocatcalling
- 29 gen 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 30 mar 2021
ABITO è un progetto ancora piccolo che sogna di diventare grande!
Nasce a Bologna, in una casa del centro storico immersa tra portici e pareti arancioni, con la voglia di intessere una rete su tutto il territorio nazionale per denunciare il catcalling, la diffusa pratica della violenza verbale di strada nei confronti delle donne.

ABITO è la stoffa di cui siamo fatte.
ABITO è il nostro riflesso nello specchio.
È il costume che indossiamo, oggi. È come ci vestono gli altri.
ABITO sono tutte la parole non richieste.
ABITO sei tu, ABITO siamo noi insieme.
Le parole del mese: il #glossario di ABITO, per cucire insieme significati nuovi.
#1 ABITO. Non è solo la foggia di vestire, l’abitudine, la tua abitazione o una disposizione mentale. ABITO sei tu!
#2 CATCALLING. NON richiesto, fischiato, pubblico, insistente, vessatorio. Il catcalling è molestia!
#3 MOLESTIA. Più che ferire, stanca.
#4 FISCHIO. I fischi per strada sono catcalling.
Leggi il glossario di ABITO, clicca qui.
Gli approfondimenti del mese: tra dati ricerche e statistiche.
Per comprendere meglio la questione del catcalling, ché conoscere il mondo ci aiuta a viverlo meglio.
Cos'è ABITO? Per dirlo con altre parole.
Io ABITO, abito il mio corpo e lo spazio intorno a me.
ABITO tutte le consuetudini del mondo.
ABITO e risiedo, nella complessità che siamo.
ABITO e convivo,
con i modelli e con le circostanze,
con il costume,
quello degli altri e quello che anch’io indosso, o devo indossare.
ABITO con con tutta la mia pelle,
con la mia mente,
nel mio genere di donna,
di femmina feconda,
di sesso che genera e che allatta.
ABITO e sono preda del giudizio dell’apparenza,
che mi limita nell’etimo da cui provengo.
ABITO per rappresentare il mio potere,
per stare su queste gambe che mi sanno portare,
ABITO per non dovere ascoltare la tua voce quando mi vuole fermare.
ABITO è qui anche, e soprattutto, per disturbare, provocare e raccontare le cose nella loro interezza. Per farlo abbiamo scelto il linguaggio dell'arte perché ci aiuta a vedere meglio le cose che abbiamo intorno.
In questo primo mese di febbraio abbiamo coinvolto sette artiste, provenienti da tutta Italia, per denunciare, attraverso i loro occhi, il fenomeno del catcalling.
Abitare e proporre,
comprendere e cambiare,
disturbare e creare.
#1 Paura
Melissa Antonelli, danzatrice romana diplomata presso UDA Urban Dance Academy, incontra l’esperto occhio digitale di Anastasia. Due donne, insieme, per Abito.
Un’opera artistica che racconta il sentimento di paura che si scatena, in noi donne, quando subiamo molestie di strada. ABITA, clicca qui.
#2 Insicurezza
Alessandra Tescione, in arte Altes, sperimenta la tecnica del collage analogico attraverso l’uso delle immagini fotografiche, dal passato al presente.
“Cosa è l’insicurezza? È quando tutto intorno sembra svanire.
Tutto sembra così delicato, come il suo sguardo, come le nubi, come una piuma.”

#3 Coraggio
Sexy Bombs Crew, nasce nel marzo 2018 dall'incontro di quattro giovani ballerine provenienti da quattro background totalmente differenti. È proprio nella diversità che risiede la forza della loro unione. Una crew che racconta il coraggio - di partire, di mettersi in gioco, di mostrarsi, di cadere e rialzarsi, di incontrarsi e riconoscersi.
Coraggio di far sentire la propria voce! ABITA, clicca qui.
#4 Non sono la tua Geisha
Carmen Avilia, decoratrice e restauratrice di fama internazionale, attraverso il suo pennello, ci presenta una Geisha, seducente e consapevole, padrona di una tela nera.
Nella cultura occidentale, erroneamente, si associa la figura della Geisha a quella della “prostituta d’alto rango”. La seduzione e il fascino non sono prostituzione.
Ogni donna deve sentirsi libera di camminare per strada ed essere la propria Geisha.
Io non sono la tua Geisha!

ABITA!
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